Quando celebrammo il primo Janmastami ad Hamburgo, i devoti ottennero una casa molto bella in un quartiere residenziale, ma in questo posto c’erano bande di motociclisti che vestivano di indumenti di pelle e picchiavano la gente. Oggigiorno non sono come a quei tempi. Seppero che i devoti avevano arredato una casa nel loro quartiere e si arrabbiarono molto. Quando videro uno dei devoti lo inseguirono e cercarono di colpirlo, e poi ci minacciarono dicendo che sarebbero tornati nella notte e ci avrebbero picchiati. Questo successe giusto la notte prima di Janmastami, ed infatti arrivarono una ventina di loro sulle moto, e facevano un rumore tremendo. C’erano quaranta devoti, con madri e bambini. I motociclisti si fermarono nel giardino e cominciarono a gridare: “Venite fuori! Codardi! Mostrate chi siete! Veniamo a darvi una bella lezione!”
Ci insultavano con le parole, avevano
bottiglie di alcol, mentre i devoti in casa non sapevano che fare. Stavano già
colpendo la porta con i pugni, ed era veramente una situazione terribile perché
erano famosi per mandare la gente all’ospedale
a causa dei forti colpi che davano. I devoti cercarono di mettere un tavolo contro
la porta per impedire che la aprissero. In quel momento uno dei teppisti tirò
una pietra contro la finestra, e la pietra cadde sopra una pianta che
successivamente fummo messi al corrente che si trattava di una pianta di
basilico e non di Tulasi, come al momento pensammo, perché a quel tempo non
sapevamo molto di Tulasi e la stavamo adorando. Quando vedemmo che la pietra era
caduta sulla pianta, pensammo: “Hanno ucciso Tulasi!”. Allora un grande grido si
ascoltò nel tempio: “Hanno ucciso Tulasi! Hanno ucciso Tulasi!” Successe
qualcosa senza precedenti.
I devoti aprirono la porta del tempio
impugnando ognuno un oggetto con il quale difendersi. Uscirono come un gruppo
di apaches all’attacco! Gridavano: “Hanno ucciso Tulasi! Hanno ucciso Tulasi!” I
devoti, invece di esse spaventati, uscirono come una furiosa valanga, pensando che
avevano ucciso una devota pura. Vidi che i teppisti erano rimasti attoniti, non
sapevano come reagire. Il primo di essi cadde al suolo e circa trenta devoti passarono
sopra di lui. Al secondo toccò la stessa sorte, cadde a terra e la valanga dei devoti
gli passò sopra. Gli altri, che erano un poco più lontani, videro come cadevano
i loro amici, e l’unica cosa che gli venne in mente di fare fu di saltare sulle
loro moto e fuggire a tutta velocità. I due che caddero a terra rimasero li. Chiamammo
l’ambulanza e la polizia e si portarono via i due, o ciò che restava di loro.
Arrivò anche la stampa e rimasero molto sorpresi. Il giorno seguente i titoli
dicevano: “Gli Angeli dell’Inferno pestati dagli Hare Krishna”. I devoti, però,
erano molto timorosi, perché questa gente era era molto organizzata. C’erano
quasi duemila di loro in città, e potevano vendicarsi per la vergogna subita. Eravamo
sicuri che ci avrebbero attaccato, così questo Janmastami fu un’ansietà
completa. Il giorno seguente, dopo aver letto i giornali, le persone si
avvicinavano all’Harinam, complimentandosi con noi e chiedendoci chi eravamo, se
eravamo Karatechi o praticanti di altre arti marziali. Grazie alla protezione
di Prabhupada, dopo questa lezione non tornarono più al tempio